Da sempre l'Italia fa i conti con un territorio "fragile":
in 50 anni, dal 1960 al 2010, si contano 4.122 morti, 84 dispersi, 2.836 feriti in totale tra frane e inondazioni: è il bilancio di una ricostruzione storica dell'istituto di ricerca e protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche.
Il problema è diffuso in tutto il territorio è un problema di interazione, tra un paesaggio, un territorio sicuramente fragile e noi intesi come comunità, che ci siamo insediati laddove non avremmo dovuto. Inoltre abbiamo molte conoscenze e metodi per intervenire preventivamente e mitigare il rischio: monitoraggi costanti per avere una conoscenza migliore del territorio, dati satellitari, sondaggi in loco, zonazione, opere di contenimento, drenaggio; sono anche a disposizione tantissime tecniche di ingegneria naturalistica come l'uso di determinati tipi di vegetazione e colture che riducono l'impatto franoso e aiutano a mantenere i versanti.
Invece in molte zone dell'Italia centrale e meridionale molte attività agroeconomiche, avviate in risposta alle politiche della comunità europea, hanno contribuito ad aumentare fenomeni di erosione e frane, come ad esempio una viticoltura esasperata o colture di grano in aree non adatte".
Ma tutti questi interventi preventivi in ogni caso "costano molto"
Claudia Cologni
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