LA FRASE

C'è una forza motrice più potente del vapore, dell'elettricità e dell'energia atomica: la volontà.

( Albert Einstein )

giovedì 8 dicembre 2011

ECOLOGIA: 
PROVIAMO A FARE DEGLI ESEMPI IN CUI SI EVIDENZI COME OGNI ECOSISTEMA SIA UN'IDENTITA' DINAMICA E NON STATICA...E COSA PUO' SUCCEDERE QUANDO L'EQUILIBRIO VIENE MODIFICATO....

prof Armano


8 commenti:

  1. castellazzi fabio


    Secondo il report redatto dal Ministero dell’Ambiente e dall’Unione delle Province Italiane nel 2003,
    sono 188 i comuni della Liguria in cui siano presenti aree classificate a rischio idrogeologico: l’80% del totale (di cui 30 a rischio frana, 68 a rischio alluvione e 90 a rischio sia di frane che di alluvioni).
    Nel 2008 il Ministero dell’Ambiente, raccogliendo i dati dei Pai aggiornati ha redatto un nuovo report: Il rischio idrogeologico in Italia. Secondo i nuovi dati i comuni liguri in cui siano presenti aree ad elevata criticità idrogeologica salgono a 232, più del 98% del totale. L’estensione delle aree soggette a pericolo di frane o alluvioni raggiunge i 470 chilometri quadrati, l’8,7% del territorio ligure.
    Tali dati mettono in luce chiaramente la fragilità di un territorio dove bastano ormai semplici temporali, per quanto intensi, per provocare, nel migliore dei casi, allagamenti e disagi per la popolazione. L’alluvione che ha colpito in modo particolarmente violento la zona di Sestri Ponente e alcune zone della provincia di Savona lo scorso anno, procurando una vittima e danni ingentissimi, è purtroppo solo l’ultima drammatica testimonianza di quanto sia divenuto ormai urgente operare per una efficace messa in sicurezza del territorio. La maggior fragilità del territorio ligure è attribuibile ad un uso del suolo e delle acque che troppo spesso non considera le limitazioni imposte da un rigoroso assetto idrogeologico. Se osserviamo le aree vicino ai fiumi, salta agli occhi l’occupazione crescente delle zone di espansione naturale con abitazioni ed insediamenti industriali e attività produttive. La crescita costante del consumo di suolo, infatti, sia nelle aree oggettivamente esposte a rischio, sia nelle zone limitrofe in cui l’aumento delle superfici artificiali rende sempre più fragile il territorio, è uno degli elementi che contribuisce ad acuire il rischio idrogeologico. Dobbiamo considerare che in Liguria il 90% della popolazione risiede nella fascia costiera che occupa il 5% del territorio. Nel corso dei decenni l’urbanizzazione di quest’area non ha tenuto conto del delicato assetto idrogeologico del suolo l’antropizzazione così pesante in una zona ristretta ha contribuito ad acuire i pericoli a cui sono esposti i cittadini e i beni della comunità. Gli interventi di messa in sicurezza, inoltre, talvolta seguono filosofie tanto vecchie quanto evidentemente inefficaci: arginature erette senza un serio studio sull’impatto che possono portare a valle, cementificazione degli alvei e alterazione delle dinamiche naturali dei fiumi.
    Secondo i dati contenuti nel report del 2003, che costituisce il punto di riferimento per l’individuazione del campione della nostra indagine, i primati negativi del rischio idrogeologico nel territorio ligure sono detenuti dalla provincia di La Spezia (100% dei comuni a rischio). Oltre a tanti piccoli comuni, anche i quattro capoluoghi di provincia liguri sono considerati a rischio idrogeologico dalla classificazione del Ministero dell’Ambiente e dell’UPI.

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  2. Strage in Liguria

    In 17 minuti, da mezzogiorno alle 12.17, e Genova è stata travolta dall'alluvione. In quei minuti il livello del torrente Fereggiano è salito da un metro di altezza a quattro e il muro d'acqua ha invaso il capoluogo ligure, specie il quartiere Marassi, portando morte e distruzione.
    In serata la prefettura corregge il bilancio delle vittime: da sette scende a sei, tra cui due bambine, e un disperso. In seguito a una segnalazione del Corriere Mercantile, S.C., il giovane di 21 anni dato per morto, è vivo e sta bene.È comunque un bilancio provvisorio, il numero potrebbe salire. Le vittime accertate sono una donna anziana rimasta schiacciata dalle auto travolte dall'acqua, una albanese di 28 anni con le sue due figlie, altri tre adulti, tra cui una donna giunta già esanime in ospedale. Sono tutti morti nella zona di via Fereggiano, dove è esondato l'omonimo torrente. E le previsioni del tempo non incoraggiano. La perturbazione interesserà anche il ponente ligure. La paura c'è. Sconsigliato mettersi in viaggio.
    Esondati anche i torrenti Bisagno e Sturla. Strade chiuse, sottopassi allagati, fiumi di fango sulle strade. In due istituti scolastici i ragazzi sono rimasti bloccati ai piani alti. Il sindaco ha deciso per domani la chiusura di tutte le scuole. Vigili del fuoco, vigili urbani e le forze dell'ordine impegnate al massimo anche nel levante e la nella bassa Valbisagno. (Allagato lo stadio di Marassi, con un metro e mezzo d'acqua, rinviata la partita Genoa-Inter in programma domenica alle 12.30).


    Lorenzo Pavesi 2a A

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  3. L'ecosistema antartico durante le glaciazioni

    Quasi perennemente ricoperto dai ghiacci, in condizioni di temperatura senza pari in tutto il globo, il continente antartico è ugualmente un ecosistema dinamico, in cui i cambiamenti possono essere talvolta molto drastici.

    È il caso per esempio dei periodi glaciali, come spiegano in un articolo sull’ultimo numero della rivista “Ecology” i ricercatori di una collaborazione tra la School of Ocean and Earth Science (UK) dell’Università di Southampton, il British Antarctic Survey di Cambridge e del tedesco Alfred Wegener Institut per la ricerca polare. Sotto la guida di Sven Thatje, essi hanno infatti studiato i dati genetici e geologici relativi all’Antartide nei periodi glaciali, trovando indizi di intensi processi di migrazione di molti animali, quali pinguini, balene e foche.

    La ricerca ha un valore predittivo, dal momento che consente di stimare le dimensioni di eventi del passato e di elaborare con essi previsioni accurate dei possibili cambiamenti futuri nell’ecosistema antartico in conseguenza del riscaldamento globale.

    Il freddo estremo e i lunghi periodi di oscurità hanno sempre limitato la produttività delle alghe microscopiche dell’Antartide. La disponibilità di tali alghe, a sua volta, controlla la catena alimentare dell’intera regione, dagli organismi unicellulari ai predatori come balene e foche, rendendo la vita problematica a molte specie animali.

    Ma durante le ere glaciali si verificarono condizioni ancora più difficili: la copertura glaciale della terraferma era molto spessa e permanente, così come la presenza di ghiaccio sulla superficie del mare.

    In particolare, sottolineano gli studiosi, pinguini balene e foche divennero fortemente dipendenti per la loro sopravvivenza dalle zone di mare libere dai ghiacci, le cosiddette polynia, che esistevano molto più a sud rispetto agli attuali limiti del
    ghiaccio marino invernale dell’Antartide.

    Proprio nelle polynia si stabilirono nuove catene alimentari, anche in virtù delle corrente ascendenti di acqua a temperatura relativamente alta.

    “La scienza comincia solo ora a stimare ciò che successe durante le ere glaciali”, ha commentato Thatje. “Questa ricerca sta portando una radicale riconsiderazione di tali periodi del passato. Le specie antartiche sono esempi incredibili di adattamento alle avverse condizioni ambientali: comprendere come si è evoluta la fauna di questa regione anche in funzione delle glaciazioni che si sono succedute nel tempo consentirà di valutare la sensibilità degli ecosistemi all’attuale riscaldamento climatico.

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  4. GABRIELE LONGO 2A


    Le alterazioni dell’ecosistema


    In questi ultimi anni il delicato equilibrio degli ecosistemi ha subito profonde alterazioni dovute in primo luogo all'aumento incontrollato delle attività dell'uomo, sia su scala globale che locale. Il grande sviluppo che si è manifestato dal dopoguerra ad oggi ha portato infatti, oltre ad indubbi benefici, anche molte gravi conseguenze sull'ambiente, tra cui il depauperamento della fascia d’ozono e l'immissione di numerose sostanze inquinanti.
    Il concetto d’ecosistema richiama importanti elementi concettuali: l’energia, la comunità biotica, le catene trofiche, gli scambi di materia e d’energia, l’estensione e l’equilibrio dell’ecosistema. Questo permette di costruire un modello che ci permetta di capire la struttura complessa di un ecosistema. Sulla base di questo modello è inseguito possibile analizzare quelle che sono le principali alterazioni che lo caratterizzano.

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  5. Le alterazioni dell’ecosistema


    In questi ultimi anni il delicato equilibrio degli ecosistemi ha subito profonde alterazioni dovute in primo luogo all'aumento incontrollato delle attività dell'uomo, sia su scala globale che locale. Il grande sviluppo che si è manifestato dal dopoguerra ad oggi ha portato infatti, oltre ad indubbi benefici, anche molte gravi conseguenze sull'ambiente, tra cui il depauperamento della fascia d’ozono e l'immissione di numerose sostanze inquinanti.
    Il concetto d’ecosistema richiama importanti elementi concettuali: l’energia, la comunità biotica, le catene trofiche, gli scambi di materia e d’energia, l’estensione e l’equilibrio dell’ecosistema. Questo permette di costruire un modello che ci permetta di capire la struttura complessa di un ecosistema. Sulla base di questo modello è inseguito possibile analizzare quelle che sono le principali alterazioni che lo caratterizzano.

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  6. CAUSE DELLE ALLUVIONI

    Le alluvioni sono fenomeni che avvengono periodicamente nelle piane alluvionali o nelle aree di confluenza di fiumi e torrenti: quasi sempre le aree oggi soggette ad alluvionamento sono state create, da un punto di vista geologico, proprio dalle alluvioni stesse che nel passato, durante migliaia di anni, hanno modellato i territori nei pressi di un fiume o di un torrente. Infatti le alluvioni avvengono quando un fiume o un torrente esonda a causa di precipitazioni particolarmente intense che si abbattono sporadicamente su una zona più o meno ampia. Le alluvioni sono fenomeni naturali ciclici che si manifestano in modo non regolare, ma si ripetono con continuità a intervalli di tempo piuttosto lunghi e da un punto di vista ambientale contribuiscono al modellamento del territorio.

    Quando le alluvioni avvengono in territori più o meno densamente abitati possono essere causa di numerosi danni. Infatti, un aspetto di fondamentale importanza per quanto riguarda gli effetti delle alluvioni è la distribuzione delle popolazioni vicino ad un corso d'acqua.[1] Sin dall'antichità l'uomo ha costruito le città vicino al mare o ai fiumi, per aver un accesso più rapido ed a buon mercato a riserve alimentari e alle vie di comunicazione commerciale. Il fertile suolo delle rive di un delta fluviale è regolarmente soggetto al fenomeno dell'inondazione per le normali variazioni nelle precipitazioni.

    Si consideri che, mentre da un lato l'uomo cerca di limitare o impedire le alluvioni tramite interventi sugli argini, dighe e canalizzazioni, dall'altra ne favorisce l'effetto devastante con la non tutela del territorio o con la deforestazione e l'abusivismo edilizio in luoghi che diventano così a rischio idrogeologico.

    Specialmente nei pressi delle città più popolose non è infrequente che si costruisca a ridosso degli argini o nella parte asciutta del letto di un fiume dimenticando, in tempi di precipitazioni al di sotto della media, che i corsi d'acqua possono superare gli argini entro i quali scorrono.

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  7. Le alluvioni di Genova hanno quasi sempre colpito la val Bisagno, quella dello stadio Marassi, della stazione Brignole, del Palazzetto dello Sport alla Foce.
    Ecco le alluvioni succedutesi nella città dal dopoguerra a oggi:
    1945, 1951 (per due volte), 1953, 1970 (con 16 morti), 1977, 1992, 1993, 2010 (a Ponente), 2011.
    In tutto dieci volte.
    Praticamente tutte le alluvioni hanno avuto come concausa l'urbanizzazione selvaggia effettuata sulle colline e sui due versanti della valle, e soprattutto il restringimento del letto del fiume e la copertura di alcuni tratti e della foce del Bisagno, compiuti nel 1928.
    Dopo l'alluvione del 1970 il Comune di Genova (che con la crisi della grande industria è diventato il primo cementificatore) ha avviato a caro prezzo una ricerca architettonica, geologica, ingegneristica, allo scopo di evitare altri eventi alluvionali dovuti al maltempo autunnale, che è tipico della Liguria da sempre. Sono arrivati progetti a centinaia, e ognuno degli insigni progettisti proponeva di volta in volta di scoperchiare il fiume, o fare uno scolmatore , abbassare il letto del fiume con scavi imponenti etc.
    Nel 1999 un progetto dell'architetto G. Spalla prevedeva di riportare a cielo aperto la parte centrale del corso d'acqua, creando un "viale d'acqua" suggestivo e in grado di migliorare la gestione delle piene.
    Il giorno 4 novembre 2011 intorno alle ore 09,00, come preannunciato dalle previsioni meteo, la città di Genova ha iniziato ad essere interessata da precipitazioni notevoli che si sono presto trasformate in eccezionali.
    I pluviometri ARPAL e quelli di vari amatori hanno registrato valori di pioggia di oltre 400 mm tra le 9,30 e le 14,30 con picchi nella zona del bacino del Rio Fereggiano. Intorno alle 14,00 sarebbe iniziata l’esondazione del Rio nella zona dell’ imboccatura nell’alveo strada che è stato realizzato per circa 1500 m fino allo sbocco nel T. Bisagno.
    Il Rio Fereggiano è un affluente in sinistra idrografica del Torrente Bisagno. Un tratto di circa 1500 m del Rio Fereggiano e il tratto terminale del T. Bisagno sono stati
    trasformati in strade mediante copertura degli alvei.
    Il bacino idrografico del Rio Fereggiano è limitato a soli 375 ettari, più o meno le stesse dimensioni dei bacini idrografici incombenti su Monterosso e Vernazza che hanno causato la devastazione degli abitati lo scorso 25 ottobre in seguito a precipitazioni piovose eccezionali correlabili con quelle di Genova del 4 novembre 2011. Si tratta sempre di eventi piovosi causati dal transito di cumulo nembi. Nella zona di spartiacque, all’ interno del bacino del Rio Fereggiano si trova un’ampia cava, circa 8 ettari, con vasti piazzali sistemati a fossa per il contenimento delle acque di ruscellamento.
    Lo spartiacque si trova alla massima altezza variabile da circa 400 a circa 500 m. I versanti sono
    mediamente inclinati da 30° a 40° e sono costituiti da un substrato lapideo con una copertura di alcuni metri di spessore di alterazione, con suolo e alberi d’alto fusto nei versanti esposti a nord. In località Quezzi l’alveo è stato coperto e trasformato in strada per circa 1500 m fino all’ immissione nel T. Bisagno.
    Si sottolinea la serietà del problema consistente nel fatto che i disastri si sono verificati allo sbocco di bacini idrografici di limitate dimensioni (da alcune centinaia a circa 2000 ettari) che, finora, erano stati erroneamente ritenuti “incapaci” di alimentare portate di piena di centinaia di mc/secondo non solo di acqua ma prevalentemente di fango e detriti con tronchi d’albero d’alto fusto e massi lapidei di dimensioni notevoli (fino a 25 mc come accaduto il 1 ottobre 2009 a Scaletta Zanclea).

    Icaro Cipolla Classe II A

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  8. Edoardo Giannini 2A
    LE CAUSE DELL’ALLUVIONE.
    l’INTERVENTO DELL’UOMO SULL’AMBIENTE HA PORTATO MOLTI MIGLIORAMENTI GRAZIE ALL’UTILIZZO DELLA TECNOLOGIA.PURTROPPO PERO’ SEMPRE PIU’ SPESSO L’AMBIENTE VIENE SACRIFICATO A FAVORE DELLE NECESSITà E CAPRICCI DELL’UOMO.
    LA CONSEGUENZA DI CIO’SONO I GRANDI DISASTRI AMBIENTALI CHE SI VERIFICANO SEMPRE PIU’ SPESSO NEL MONDO.
    IN ITALIA ,E PIU’ PRECISAMENTE IN SICILIA,DOPO LA TRAGEDIA DELLA LIGURIA IL 22NOVEMBRE 2011,SI E’ VERIFICATA UNA GRANDE TRAGEDIA,COME DESCRITTO DAL SEGUENTE ARTICOLO PRESO DAL”CORRIERE DELLA SERA”:


    FIUME DI FANGO A MESSINA
    MUORE BIMBO DI SETTE ANNI


    Un morto e due dispersi, ma il bilancio del maltempo nel Messinese potrebbe salire.E’ di un bambino di 7 anni il corpo trovato ormai privo di vita nella frazione Scarcelli di Saponara,dove una frana ha travolto alcune case e dove ancora si cercano due dispersi.
    Mentre a Barcellona Pozzo di Gotto,è esondato il torrente Longano,nemico sotterraneo che taglia in due la città,segnalato in tutte le mappe del rischio idrogeologico.
    Nel tempo è stato nascosto sotto lunghi tratti di asfalto,ma ieri ha presentato il conto.
    E’ esondato davanti al municipio e Barcellona ha vissuto l’incubo di una nuova Giampilieri.
    Il fiume di fango e detriti,venuto giù dalle borgate a monte,si è prima riversato nelle vie del centro per poi allargarsi trascinando tronchi d’albero,auto e cassonetti.
    Un’onda melmosa che ha rapidamente allagato i piani bassi delle case,negozi e cantine.
    La vittima,un bambino di soli 7 anni, è stata a Saponara,piccolo centro dell’entroterra,dove un costone roccioso si è abbattuto su un gruppo di case.
    La fascia tirrenica del Messinese è sicuramente l’epicentro dell’ondata di maltempo che ha flagellato tutto il sud Italia.

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